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San Carlo 1936: La patata tira sempre!


Non è che io sia una addicted della San Carlo, nonostante abbia creato una serie di gusti davvero buoni, ma quando ho visto la bustina 1936 sullo scaffale mi sono incuriosita. Cercherò di farvi capire i momenti salienti di questa scoperta come se voi foste stati nei miei occhi.

Il quel di Terracina, persa in un supermercato, da lontano vidi un ammasso di bustine bianche, alte e sostanziose, con un chiaro carattere vintage blu dal quale spiccava solo un numero: 1936, e una bella patatina al di sotto. Nonostante il marchio San Carlo sia di un vistoso rosso che su bianco si vede come un faro, io ancora non me ne ero accorta. Senza toccare nulla perché avevo si e no un euro e cinquanta in tasca, rimasi un attimo a vedere meglio anche il duomo che era raffigurato sopra. Devo dire che essendo un grafico, il buon 90% delle volte compro qualcosa perchè mi piace come è fatto il packaging. Sono decisamente una fessa!

Sta di fatto che come vidi quello scaffale, poi me ne andai perché non avevo né fame (fortunatamente) né soldi da spendere a vizi.

Qualche giorno dopo vidi lo spot del prodotto in tv e ricollegai la cosa.

Devo dire che la pubblicità in se per se è molto carina, la storia si capisce subito e il finale riesce a strappare un sorriso di gusto ma sotto sotto c'è qualcosa che non mi piace. Andiamo ad analizzare meglio questi 60 secondi.

Stazione di Milano 1936. Lo spot inizia con una panoramica in bianco e nero dell'ambiente. Fra treni fumanti e persone che corrono per salire, ci ritroviamo in momento intimo fra due teneri amanti che si stanno per salutare prima che lei parta. Fra di loro una bustina di patatine San Carlo e fra una pucciata ed un'altra nel sacchetto solo sguardi languidi e nessuna parola.

È il momento di andare e di salutarsi l'ultima volta. A questo punto ci si aspetterebbe un bacio ma la tipa con gesto accurato e lesto si impossessa del pacchetto ancora pieno dalle mani del giovane...che scusate la franchezza ma secondo me rimane lì come un emerito demente e anche visivamente incazzato. Il treno parte e mentre lei si abbuffa di patatine affacciata a guardarlo lui la vede sfocare rimanendo amareggiato e deluso. Voci dicono che lui sia triste ma quello sguardo lascia trasparire un chiaro avvelenamento da stronza!

Gli anni passano e i treni cambiano. La folla dai vestiti scuri degli anni 30 passa a quelli gioiosi e colorati degli anni 60. Le gonne si accorciano e l'orologio gira in fretta. Il giovane diventa un uomo e ora un anziano signore, sempre li allo stesso posto ad aspettare il ritorno della sua amata.

Anno 2015. La stazione è quella che conosciamo oggi, e non vi sono più treni sbuffanti ma gli sgargianti Frecciarossa. Colpo di scena scende una fanciulla, così simile, così uguale alla donna che ha amato, con una bustina di patatine San Carlo 1936. Vi dico il vero, a questa scena già avevo capito come sarebbe finito e già cominciai a ridere perchè meritava.

Finalmente dopo 80 anni ciò che era stato diviso si ricongiunge. L'anziano signore si avvicina alla giovane, che non conoscendolo rimane stupita di tanta gioia. Ma la gioia è per quel sacchetto che come ogni buon nonnino stronzo, con azione veloce a mo di “Gesto dell'ombrello” sottrae alla ragazza, e ridendo soddisfatto se ne va finalmente dopo 80 anni di attesa

Si, ho riso!

Prima di concludere, voglio fornirvi qualche dato tecnico interessante. Solo dopo una ricerca ho scoperto che la regia di questo spot è di nientepopodimeno che Tornatore. E che per realizzarlo sono state usate intorno alle 150 comparse, rigorosamente in abiti d'epoca. L'intera scena è stata ricostruita per adattarla ad ogni decennio passato e questo ha richiesto un lavoro immenso, degno di un'alta regia. La colonna sonora che accompagna questi 60 secondi è la canzonetta italiana “Tornerai” di D. Olivieri – N. Rastelli, interpretata da Carlo Buti ed è decisamente azzeccata ed orecchiabile. Nel complesso lo spot ha uno stile cinematografico, molto curato nei dettagli e quindi estremamente apprezzabile. Unica cosa personale che non ho gradito e che tutt'ora mi infastidisce, è quel bagliore sparato sugli occhi dei personaggi per far brillare il bulbo e dargli vita. É un mezzo che nella fotografia normalmente si usa per non lasciare sottoesposto il viso ma in questo caso risulta finto, a mio parere artificiale e stacca troppo la figura dal fondo facendolo sembrare un figurino. Lo spot è firmato da un'agenzia di Milano: la JWT Italia.

Morale della favola? Si dice che una cosa buona valga l'attesa, ma in questo caso si potrebbe anche dire che una cosa buona vale la rivincità. Le 1936 rappresentano una ricetta antica e genuina se possiamo definirla così. Questa è una riscoperta di qualcosa di antico, anche una sorta di soddisfazione probabilmente perchè se dopo 80 anni di carriera la San Carlo può permettersi di poter ricuocere le sue patatine con la modalità originale abbattendo la richiesta alta di consumo e non usando mezzi “furbi” per produrre tanto e vendere a poco allora questa è una grossa rivincita secondo me. Significa che ora più che mai la San Carlo può essere definita compagnia Leader del commercio alimentare italiano perché spende tanto per una buona produzione rispetto a ciò che guadagna. E questo significa rispetto per il proprio consumer.

Tutte queste sono mie supposizioni, fatte basandomi su dati che ho acquisito con l'esperienza nell'uso dei loro prodotti e capendo che ci sono grandi costi di produzione. Non è detto che sia così, non è detto che se una azienda predica bene poi agisce allo stesso modo. Non posso contattare la San Carlo chiedendo la verità. Come ogni cliente posso solo intuirla e farmi un mio parere e devo dire che dopo questo spot il mio parere è buono. Aspettiamo l'assaggio del prodotto nella prossima rubrica. intanto vi lascio il link del pezzo e i solidi dati utili.

Mi raccomando, siate sempre clienti attenti e con gli occhi aperti!

Sito San Carlo 1936: http://www.1936.sancarlo.it/

Sito agenzia creativa: https://www.jwt.com/italy

"Tornerai":https://www.youtube.com/watch?v=urj8ZzE99wc

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